Si fa un gran parlare di arte e intelligenza artificiale, e nel mondo artistico il dibattito è carico di emozioni forti: rabbia, paura, ansia. Sono sentimenti più che comprensibili, perché l’impatto delle IA generative sull’illustrazione e sulle professioni creative è destabilizzante.
Si tratta di un argomento complesso e in continua evoluzione, e proprio per questo ho atteso un po’ prima di affrontarlo. Il mio obiettivo non è alimentare allarmismi, ma cercare di analizzare con lucidità i rischi e le implicazioni per noi illustratori, e capire come proteggerci e difendere il valore della nostra professione in un futuro sempre più incerto.
L’IA esiste e ormai non si può più ignorare, ma sta a noi decidere in che modo vogliamo rapportarci ad essa. Come artisti, penso che dobbiamo fare la nostra parte per preservare l’integrità del nostro lavoro e adottare un approccio etico che non comprometta il valore della creatività umana.
Lo scenario e le implicazioni dell’intelligenza artificiale per gli artisti
Partiamo da uno dei punti più dolenti. Queste tecnologie sono state sviluppate utilizzando le immagini presenti sul web come dati di addestramento, senza nessun consenso esplicito da parte degli autori. In pratica tutto il frutto di anni di studio, ricerca stilistica e impegno per farsi conoscere online da parte degli artisti di tutto il mondo è stato preso e utilizzato come materiale per addestrare modelli di intelligenze artificiali. Questo processo continua senza sosta e rende le IA di giorno in giorno più abili nella generazione di immagini, con una progressione che ha dell’inquietante.
Vi sono poi diversi modelli che consentono di creare immagini non soltanto scegliendo il soggetto, ma specificando un determinato stile o addirittura lo stile di un artista specifico. Non parlo di artisti del passato, ma di artisti contemporanei. Con il prompt giusto insomma, si può ottenere un’illustrazione che imita lo stile di uno specifico professionista.
Lo so che alcune persone argomentano che stiamo cercando di opporci a un inesorabile progresso e che dovremmo rassegnarci ad accettare queste tecnologie senza riserve. Tuttavia non credo che esista una pratica più disonesta che quella di rubare l’opera omnia di un artista per renderla replicabile da chiunque in pochi secondi attraverso un banale input di testo.
Rassegnarci o opporre resistenza?
Dal primo momento in cui le intelligenze artificiali sono entrate nelle nostre vite, ho visto molti colleghi artisti prendere posizioni forti, lottare apertamente contro queste tecnologie e avviare campagne di sensibilizzazione e protesta sui pericoli per il futuro dell’arte.
Per mia natura tendo a essere più moderata – nonché una inguaribile ottimista – e per questo motivo non mi sono schierata insieme a questi colleghi, anche se non solo li capisco, ma rispetto il loro punto di vista e le loro argomentazioni.
Non posso invece né condividere né accettare l’atteggiamento di chi ha abbracciato senza riserve l’uso delle AI generative nella propria pratica artistica. È un approccio scorretto e pericolosamente privo di etica. E trovo anche fuorviante, se non addirittura fuori luogo, la definizione di “AI artist” o “prompt artist”, perché non c’è niente di artistico nel diventare abili a scrivere il prompt giusto.
D’altro canto, volendo osservare la questione non solo dal punto di vista dell’artista ma anche da quello di chi acquista le opere d’arte, non posso fare a meno di chiedermi: perché un cliente con un budget limitato dovrebbe pagare un illustratore, quando può ottenere un’immagine gratuita in pochi minuti digitando un semplice prompt? A questa domanda, davvero, non so rispondere.
Io stessa sono stata attratta dall’idea di sperimentare con alcuni di questi strumenti fin da subito, spinta dalla curiosità di vedere quali risultati avrei potuto ottenere. Un po’ per la mia indole nerd, un po’ per la necessità di comprendere a fondo questi strumenti e valutarne le reali implicazioni.
E questo non fa che sollevare nuove domande. L’intelligenza artificiale farà sparire il mestiere di illustratore?
I rischi per il futuro dell’arte
Per chi ha dedicato anni a perfezionare il proprio stile e a coltivare una voce artistica unica, la diffusione di questi strumenti e il dilagare delle immagini generate digitalmente rappresentano una sfida senza precedenti. A lungo termine, il rischio è evidente: perdere opportunità, incarichi e commissioni, fino a vedere la nostra intera professione minacciata.
Anche perché, se per chi ha una preparazione e una cultura dell’immagine la differenza tra il prodotto di un’IA e quello della mente e della mano umana è evidente, per i profani non lo è affatto. Continuo a stupirmi dell’ingenuità con cui molte persone non sono in grado di distinguere l’opera umana da un’immagine artificiale.
Una delle conseguenze che molti hanno intravisto subito, e che si sta già avverando, è chiara. Se già avevamo assistito a un progressivo svilimento del nostro mestiere – complice la crisi dell’editoria, che ha eroso anno dopo anno il nostro potere contrattuale – l’avvento dell’IA rappresenta un’ulteriore minaccia alla sostenibilità di questa professione.
I prezzi che i clienti sono disposti a pagare si fanno sempre più miseri e insostenibili, soprattutto in un contesto in cui tutto intorno a noi è aumentato.
Il risultato? Non solo dobbiamo competere tra di noi, ma ora ci troviamo a fronteggiare un concorrente che non è nemmeno umano. Diversi artisti hanno annunciato il loro ritiro e hanno deciso di dedicarsi ad altro. Del resto, chi potrebbe biasimarli?
L’arte è connessione
Nonostante lo scenario non sia dei più rassicuranti, penso che ci sia ancora bisogno dell’arte e degli artisti. Onestamente, non riesco davvero a immaginare un mondo senza opere d’arte, in qualsiasi campo creativo.
Prendiamo il cinema, ad esempio. Tu guarderesti un film o una serie tv interamente ideata e scritta dall’IA e recitata da soli attori virtuali? Magari per soddisfare la curiosità ne guarderesti uno, ma poi vorresti continuare a vedere opere create da umani e con attori in carne e ossa.
Lo stesso vale per l’illustrazione e in generale le arti figurative.
Quando una persona compra un bel quadro da appendere a casa sua, non lo fa solo per l’opera in sé, ma per sostenere l’artista che l’ha creata. Le persone vogliono connettersi con altre persone, e vogliono condividere esperienze umane.
Mi sembra di percepire, dopo il periodo di iniziale entusiasmo per le IA, una nuova tendenza, ovvero un ritorno all’apprezzamento per l’opera umana fatta con le mani. Addirittura, quasi per contrapposizione a tutto ciò che è digitale, noto che le persone stanno riscoprendo il valore di ciò che è artigianale, autentico e realizzato con tecniche tradizionali.
Perciò, da oggi vorrei esortarti a condividere ancora di più sui tuoi social i gesti lenti delle tue mani mentre dipingi, il fruscio dei pastelli sulla carta o il movimento delicato di mescolare i colori. A condividere e far riscoprire, insomma, la bellezza e la magia dell’arte.

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In un mondo in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo il panorama creativo, è importante trovare uno spazio dove confrontarsi, condividere dubbi e trovare soluzioni insieme. Gommapane è nata proprio per questo: una community di artisti che credono nel valore della condivisione e dello scambio umano.